Death & The Art World



“Isle of the Dead
has a pretty simple plot line:  the credit crisis kills the art world and its players, who reemerge as zombies in an alternative movement inspired only by art from the past. The film begins with sweeping shots of dead bodies splayed out in front of the Met, Guggenheim, and Whitney museums, plus a strip of galleries in Chelsea, and ends with a zombie uprising on Governors Island, where the zombies congregate for a sing-along to the Bryan Adams classic, “Summer of ‘69.”
The movie is an art project coordinated between Creative Time and The Bruce High Quality Foundation, and it’s playing in an old movie theater on Governors Island all summer.

Boutique vs ambulante


Eric Doeringer è un giovane artista newyorkese. Da quattro anni ormai produce piccole riproduzioni di quadri famosi di artisti contemporanei (la serie bootlegs). E li vende con un banchetto per la strada, in genere all’ingresso di musei, fiere e grandi mostre (qui una sua intervista).
Qualche settimana fa è stato protagonista di un episodio curioso. Un gallerista di Manhattan, Mike Weiss, ha chiamato la polizia per farlo sgomberare. Quando Doeringer ha chiesto spiegazioni, Weiss ha risposto che non aveva piacere di “vedere gente che vende quadretti per la strada”, mentre lui paga un costoso affitto per la galleria, dove “vende quadri da 30.000 dollari”. Temeva forse che qualche facoltoso collezionista potesse decidere di andare al risparmio?

Giudice Santi Licheri….


Questa è proprio bella. I due artisti italiani più ricchi e famosi a livello internazionale coinvolti in un battibecco sentimental-lavorativo in pieno stile Forum. Vanessa Beecroft rivela una passata liason con Maurizio Cattelan e rincara la dose accusandolo di rubarle le idee.
Cattelan risponde alle accuse con un inattaccabile (e paraculo): “Warhol rubava forse l’identità di Marilyn Monroe quando la dipingeva? E Cezanne cosa faceva? Rubava le mele? Nell’arte tutto quello che puoi fare è appropriarti di quello che ti circonda. Non è mai un furto. Al massimo un prestito. A differenza dei ladri, gli artisti restituiscono sempre quello che rubano”.

Nella foto, gli unici lavori dei due artisti che presentano una, seppur lontana, assonanza.

I filippini della critica


Non è che Bonito Oliva sia il massimo della simpatia, ma bisogna riconoscergli che ogni tanto spara delle definizioni irresisitibili. Nell’intervista che gli hanno fatto quelli di labiennale.tv a Venezia, definisce i giovani curatori “i filippini della critica”.
Da non perdere anche l’intervista ad Angela Vettese, simpatica come un graffio sulla fiancata; a Bruna Esposito, che non capisce la domanda (d’altra parte l’intervistatrice le fa una supercazzola in stile Mammuccari) e risponde con una frase jolly, e a Francesco Bonazzi, in pieno delirio alcolico-festaiolo (“la biennale è un party continuo…una multifesta”).

Art system-ati #2

Venerdi sera ha inaugurato la mostra di Francesco Carone da Isabella Brancolini a Firenze, trasformata per l’occasione in Green Gallery. Il piano terra della galleria era totalmente dipinto di un abbagliante verde acido, soffitto compreso. Poi un vespino verde, un teschio in resina verde, un boomerang verde… Al piano di sotto un bel video con protagonista Harry Houdini e tre lighbox. L’inaugurazione era affollata, nonostante la serata fosse piovosa e il Lungarno umido e impossibile da raggiungere per gli automobilisti. Abbiamo infatti scoperto che a Firenze si parcheggia solo se si è residenti…e se si va in un parcheggio a pagamento si spende tre euro l’ora…E io che mi lamentavo di Roma.

La cosa più divertente del vernissage (anzi del verDissage) era il buffet, fatto naturalmente di soli cibi verdi: olive, capperi, gelato al pistacchio, latte-e-menta (un tuffo nell’infanzia per quanto mi riguarda). Ho visto anche girare un improbabile cocktail fatto di menta e vodka, subito ribattezzato Tantum verde.

Sabato mattina sveglia alle 8 e partenza per il giro attraverso il Chianti di Tuscia Electa. Per vedere opere d’arte ambientale piazzate in boschi, prati e giardinetti, la giornata era davvero IDEALE. Diluviava. Quella che doveva essere un’allegra scampagnata si è trasformata in un mesto pellegrinaggio un po’ fantozziano in mezzo al fango. Interrotti ogni tanto da un bel buffet a base di pappa-al-pomodoro, salumi e pasticcini (ho abusato dei cannoli al cioccolato bianco fino ad avere allucinazioni). Per quanto riguarda le opere: una standing ovation personale per Cesare Pietroiusti che ha dimostrato che il concettualismo può evitare la trappola della freddezza e dell’autoreferenzialità. Ed essere divertente, intelligente, comunicativo. L’artista romano ha studiato dei luoghi non-monumentali con l’approccio scientifico e storiografico che si riserva alle opere d’arte e ai monumenti storici. Stazioni del bus, pompe di benzina, casotti dell’Anas, circoli di bocce. Poi ci ha fatto fare una divertente visita guidata con il pullman della Sita, ossia “la corriera”. Le sue schede sono anche inserite nell’orario ufficiale distribuito ai passeggeri. Intanto si attendeva l’annuncio del vincitore del premio Furla (o Burla, fate voi), un po’ come i risultati della partita: “Come sarà finito il Furla??” . Per mera cronaca, ha vinto Massimo Grimaldi.

Bilancio finale della giornata: mi sono infangata i pantaloni, l’opera più figa l’ho vista dal bus, ci hanno fregato i cataloghi, l’ombrello e anche i soldi. Senza parlare del riscatto di 34 euro pagato per ritirare la macchina dal parcheggio della stazione.

Per riprenderci siamo passati all’inaugurazione della galleria Continua a San Gimignano. Quelle si che sono feste, ragazzi. Verso mezzanotte l’ex-cinema si è trasformato in una discoteca, anche un po’ coattella. E tutti ci ricordiamo che tutto sommato è sabato sera. Anche per l’art system…

Art System-ati

blankIeri sera solito giro di inaugurazioni, ormai sempre più rituale, in particolare nel weekend. E più ci avviciniamo alla bella stagione (a Roma oggi è praticamente estate), più i vernissage si affollano, specie se le gallerie in questione sono nei vicoli di trastevere. Cominciamo dalla fighettissima galleria di Lorcan O’Neill, ex assistente del glorioso Antony D’Offay, che continua a proporre vetrine per facoltosi collezionisti. Dopo la tremebonda mostra di Richard Long (schizzi di fango del Tevere su tavole di legno) insiste nella tattica di proporre grandi nomi e poi esporre lavoretti da salotto. E anche la speranza di vedere qualche bel Jeff Wall va a farsi benedire. Però c’era un discreto vippaio: ho avvistato Margherita Boniver in versione museo delle cere e Valentina Cervi.

Tira su il morale la bella performance di Marcello Maloberti due vicoli più in là alla galleria SALES. Di performance se ne vedono poche in questi anni e quelle che si vedono sono in genere deprimenti (o in puro stile body o fluxus anni 70 oppure pretestuosamente alla ricerca di interattività con il pubblico). Maloberti ha messo in piedi un tableu vivant forte e coinvolgente. Bello anche il testo di Cerizza sul catalogo, una specie di raccontino sui suoi ricordi di bambino frequentatore di piscine comunali.

Lo spazio era affollatissimo e il gallerista sembrava però più scocciato che contento…è noto infatti che la Sales non manda inviti. Ma chi l’ha chiamati tutti questi, si sarà chiesto…E noi invece ci chiedevamo perchè non fa le mostre a casa sua, di nascosto, magari con entrata su parola d’ordine…