FOTOGRAFIA. Festival Internazionale di Roma
Roma, MACRO Testaccio
20 settembre – 28 ottobre 2012
www.fotografiafestival.it
www.museomacro.org
Hit the Crowd
photography in the age of crowdsourcing
a cura di / curated by Valentina Tanni
—ENGLISH TEXT BELOW—
Quando Nadar visitò Bruxelles con la sua mongolfiera, nel 1864, fu costretto a erigere delle barriere per tenere la folla a distanza (da quel giorno, in Belgio, le transenne si chiamano “barriere di Nadar”). Oggi, a quasi centocinquant’anni di distanza, la folla è una realtà diversa, che non si limita a osservare ma partecipa attivamente. E la fotografia non è più soltanto una pratica solitaria, ma sempre più spesso si trasforma in un processo collaborativo.
Nell’era di Internet l’atto della condivisione – dei contenuti e delle azioni – è spesso indistinguibile da quello della creazione: un unico gesto produce la fotografia e genera la sua diffusione. Quando un’immagine ha iniziato il suo viaggio nel mondo, niente la può fermare: chi la riceve (questo nuovo tipo di “pubblico attivo”, che il giornalista tecnologico Jay Rosen ha definito “the people formerly known as the audience”) se ne appropria, la riusa, la modifica e la rimette in circolazione.
Non solo: la fotografia è, insieme al video, il mezzo attraverso cui il mondo attua quel “ri-conoscimento” globale che è la rivoluzione più grande messa in moto dalla diffusione del Web. Lo scambio di immagini permette di aprire continue “finestre sul mondo”, ci fa visualizzare ciò che altrimenti rimarrebbe nascosto aldilà dello schermo, ci porta ogni giorno, ogni minuto, a contatto con la diversità, con l’altro. Che si tratti del vicino di casa o di qualcuno dislocato dalla parte opposta del pianeta.
Infine, la pratica fotografica si fonde spesso con quella performativa. L’immagine finale diventa il risultato di una serie di istruzioni, appare in infinite versioni, diventa un comportamento, e si diffonde con modalità virali (generando quei fenomeni che gli studi sulle culture di rete hanno battezzato “memi”, elementi che svolgono il ruolo dei geni nell’evoluzione culturale).
Hit the Crowd indaga questi temi, analizzandoli attraverso il lavoro di tre artisti: il collettivo italiano IOCOSE, il fotografo e artista concettuale statunitense David Horvitz, e il “tecnologo creativo” Matt Richardson, anche lui americano.
–ENGLISH—
When Nadar traveled to Brussels by hot air balloon in 1864, he was obliged to set up barriers to keep the crowd at a distance (and since that day, crowd control barriers are called “Nadar’s barriers” in Belgium).
Today, nearly a hundred and fifty years later, the crowd has become something different, an element that does not limit itself to observing but actively participates. And photography is no longer solely a solitary practice, but is increasingly transformed into a collaborative process.
In the Internet era, the act of sharing – both contents and actions – is often indistinguishable from that of creation: a single gesture produces the photograph and initiates its diffusion. Once an image has begun its voyage out into the world, nothing can stop it: whoever receives it (this new type of “active audience”, which technology journalist Jay Rosen has defined as “the people formerly known as the audience”) appropriates it, reuses it, modifies it and re-circulates it.
And not only: photography, along with video, is the means by which the world is enacting that global
“re-cognition” that is the greatest revolution set in motion since the spread of the web. The exchange of images allows us to continually open “windows on the world”, to visualize what would otherwise remain hidden on the other side of the screen, brings us every day, every minute, into contact with diversity, with the other, whether our neighbor or someone on the other side of the planet.
Finally, the practice of photography is often merged with performance. The final image becomes the result of a series of instructions, appears in infinite versions, becomes a behavior, and spreads virally (generating those phenomena that web culture studies have baptized “memes”, elements that play the role of genes in cultural evolution).
Hit the Crowd explores these themes, analyzing them through the work of three artists: the Italian collective IOCOSE, the American photographer and conceptual artist David Horvitz, and the “creative technologist” Matt Richardson, also American.