2003 / Christian Caliandro. Would you like an egg?

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Would you like an egg?

Ridondante e Solipsistico (2003)
durata: 2 min e 23 sec.
di Christian Caliandro

Una bambina aliena contro Michael Corleone; il naziskin Derek e una ragazza sulla spiaggia; Tyler Durden e Louis Cypher. Tre dialoghi per tre atti di una stessa rappresentazione. Ridondante e solipsistico, video d’esordio di Christian Caliandro, utilizza spezzoni di note opere cinematografiche (Il Villaggio dei dannati, Il Padrino parte II, American History X, La Dolce Vita, Fight Club e Angel Heart) come moduli per una nuova costruzione di senso. Lungi dall’essere un casuale cut-up, il montaggio delle sequenze è calcolato e rigoroso. Battute e sguardi coincidono e si incrociano fluidamente.
I personaggi acquistano una nuova caratterizzazione che scaturisce dall’inedito confronto, ma mantengono allo stesso tempo la propria identità di partenza. Un marchio impresso in maniera indelebile nell’immaginario collettivo. Il video diventa così un sistema semi-autonomo -come lo definisce Caliandro- perché finito e autosufficiente, ma allo stesso tempo inevitabilmente “appendice” del materiale di origine.
Le inquadrature si susseguono e le coppie dialogano in un campo-controcampo serrato; parlano della crudeltà della vita e della legge del più forte, della malinconia e del senso di colpa, della volontà di cambiare e della sostanza stessa dell’anima. Talvolta il contrasto tra le personalità e le visioni del mondo è schiacciante, talaltra il dialogo sembra svolgersi nell’intimo di una stessa persona, come nel caso di Durden e Cypher (terza parte). Quasi un monologo. Schizofrenico e omogeneo.
Tutta la ricerca di Christian Caliandro è concentrata sul linguaggio e le sue possibili combinazioni. Sia nei video che nei quadri (pitture e stampe digitali) si serve di immagini e icone dell’immaginario televisivo, cinematografico o publicitario, di fotografie prese da Internet oppure scattate personalmente. Il materiale di partenza viene però trasfigurato completamente. Anche quando rimane riconoscibile. Il fascino del suo lavoro sta tutto in questa dualità, che genera un’ininterrotta tensione nello spettatore, costretto a confrontare la novità e il “già noto” in un costante gioco di rimandi.


Valentina Tanni

testo scritto per la mostra “The Video Game”. Milano, Galleria Pianissimo, 2003
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