But who said art has to cost money?

Challenging thoughts in this Francis Ford Coppola interview:

“We have to be very clever about those things. You have to remember that it’s only a few hundred years, if that much, that artists are working with money. Artists never got money. Artists had a patron, either the leader of the state or the duke of Weimar or somewhere, or the church, the pope. Or they had another job. I have another job. I make films. No one tells me what to do. But I make the money in the wine industry. You work another job and get up at five in the morning and write your script.

This idea of Metallica or some rock n’ roll singer being rich, that’s not necessarily going to happen anymore. Because, as we enter into a new age, maybe art will be free. Maybe the students are right. They should be able to download music and movies. I’m going to be shot for saying this. But who said art has to cost money? And therefore, who says artists have to make money?

In the old days, 200 years ago, if you were a composer, the only way you could make money was to travel with the orchestra and be the conductor, because then you’d be paid as a musician. There was no recording. There were no record royalties. So I would say, “Try to disconnect the idea of cinema with the idea of making a living and money.” Because there are ways around it.”

[via kottke]

Interview project



David Lynch
‘s Interview project starts today. His son Austin and his friend Jason drove around the country and shot 5 minute interviews with strangers they met on the road. There are 121 interviews in all. A new episode is published online every three days…

Nati per provocare

Un mensile tedesco (vai a capire per quale bislacco motivo) ha voluto intervistare l’artista concettuale-beffardo-svizzero Gianni Motti e la scrittrice-lolita-bestseller Melissa P.. Insieme. Lui è quello della saponetta fatta con il grasso facciale di Berlusconi. Lei quella del vendutissimo 100 colpi di spazzola. Il filo conduttore tra i due sarebbe… che sono due provocatori.
Lo racconta la stessa Melissa in un post sul suo blog. Pare che l’intervista sia durata addirittura 5 ore e che si sia finiti a parlare della morte del papa e dell’ostentazione della sua salma. Definita dai due “pura e semplice pornografia”. Provocatori…

Questione di misure…

Da una conversazione tra l’artista Paola Pivi e la critica d’arte Laura Cherubini:

LC _C’è tutto un altro filone del tuo lavoro. In genere quando si parla del tuo lavoro si pensa a un lavoro, per così dire, di grande ingombro, il camion, l’aereo, il progetto dell’elicottero, questi lavori di performance con i gruppi di persone, sembra che ci sia sempre questo aspetto di fare e pensare grande. C’è invece una parte del tuo lavoro che riguarda invece il dettaglio, le piccole proporzioni, penso ai divanetti, penso al lavori dei gioielli, penso ai Baci Perugina…

PP_ Il dettaglio per me c’è sempre, anche nei lavori grandi…

LC_ …infatti io non li vedo così distanti, li vedo collegati, penso a Guitar guitar con i suoi doppi oggetti e al suo ritmico titolo…

PP_ Se viene grande è grande, se viene piccolo è piccolo.

LC_ Io penso che grandi e piccoli siano poi la stessa cosa, mentre di solito sento dire: Paola Pivi è quella che fa i grandi lavori…

PP_ Non sono grandi, sono della misura giusta! Il camion è grande come un camion, l’aereo è come un aereo…

LC_ E il Bacio Perugina è piccolo come un Bacio Perugina. Però nel caso del divanetto no, perché in questo caso tu cambi una dimensione. Hai pensato di farlo anche con altre cose?

PP_ Il divanetto è miniaturizzato.

LC_ C’ è un aspetto molto interessante e che lo avvicina, a mio parere, ai lavori con le perle:che il divanetto sia imbevuto di profumo riporta di nuovo a un’idea di densità e anche a qualcosa di molto prezioso. Una volta avevamo parlato del termine “lusso”. Però forse avresti anche potuto rovesciare un ettolitro di profumo su un divano grande.

PP_ Il fatto che sia piccolo lo rende stereotipo.

LC_ Sono d’accordo. Riguarda la tipologia del divano.

PP_ Piccolo e imbevuto di profumo. Se con un’operazione mentale lo ingrandisci di nuovo, fino ad un divano di proporzioni normali… non basta mettere più profumo…per qualche ragione il rimpicciolimento…Il divano piccolo imbevuto di profumo mi riporta al grande, mentalmente faccio il passaggio al divano vero, però non mi porta a un divano grande con più profumo, ma a un divano grande vero che ha vissuto il profumo…

Tu vuliv’a pizza

Pier Luigi Tolardo di Zeus News mi ha intervistata in merito a questo blog. La prima conseguenza è stata a carico del mio contatore Shinystat che finora aveva svolto un ruolo meramente decorativo e ora finalmente ha tirato fuori il pallottoliere. La seconda conseguenza è stata invece a carico della sottoscritta che, assalita da improvviso imbarazzo, ha smesso di scrivere.

Nell’intervista citavo la cena in pizzeria durante la quale Luciano mi convinse ad entrare nel meraviglioso mondo della blogosfera. Ieri mi fa giustamente notare di aver omesso il particolare più interessante della serata: la litigata con il pizzettaro. Colmo immediatamente la lacuna con una cronaca dettagliata.

Giovedi grasso, Roma, pizzeria “La Montecarlo”, vicino Piazza Navona. Il locale è discretamente affollato, ma fortunatamente siamo e in due e otteniamo un tavolo senza troppo penare. Anche se siamo incastrati tra due coppiette di logorroici. Ma almeno evitiamo la tavolata di festanti in maschera. La velocità con cui ci servono antipasto e pizza avrebbe dovuto in effetti insospettirci, ma, un po’ la fame, un po’ le chiacchiere, non c’abbiamo fatto molto caso. Sto ancora masticando l’ultimo boccone della mia margherita quando si avvicina il titolare del locale che con impeccabile accento francese ci fa: “Tiè, eccove er conto. Annatevene che avete rotto”. (Luciano correggimi se la memoria mi inganna).

Mi ritrovo in mano sto foglietto e guardo Luciano con aria interrogativa. Istintivamente lo passo al tavolo accanto: “Forse è vostro”. I due lo scrutano. “No, no”. Mi giro dall’altra parte e tento con la seconda coppietta. Niente da fare. Nel frattempo ripassa il parigino: “è vostro, è vostro”.

Dovete sapere che se c’è una cosa che mi fa incazzare (e naturalmente c’è), è la scortesia di commercianti e ristoratori. Mi manda letteralmente fuori di testa, trasformandomi da timida ragazza educata quale normalmente sono in un’acida zitella con una vis polemica alla Perry Mason. Acchiappo il cameriere e gli faccio notare che, non solo non abbiamo chiesto nessun conto, ma che io ho ancora la pizza nella parte iniziale dell’esofago e aggiungo: ” E se volessi un ‘altra pizza, un secondo, un contorno, un dolce, un caffè, un amaro…?” Il ragazzetto, che forse conosce le maniere del suo capo, non fa una piega e ci chiede cosa può offrirci..Insomma, non ho ottenuto le scuse, ma almeno abbiamo rimediato una grappa!