Testo pubblicato in Gamescenes. Art in the Age of Videogames (Johan & Levi, 2006)
Is this how you see the world? YES. Così Jeremiah Johnson, artista e musicista newyorkese conosciuto con lo pseudonimo Nullsleep, presenta la serie di panorami New York romscapes. Ed è così che probabilmente vedono il mondo milioni di ragazzi cresciuti giocando a Zelda e SuperMario, contagiati da un’estetica fatta di grandi pixel, colori primari e forme stilizzate.
Le immagini di Nullsleep sono fotografie di New York contaminate da elementi grafici presi in prestito dai videogiochi Nintendo degli anni Ottanta, dando vita ad una serie di panorami in cui la città è vista attraverso uno sguardo “a 8 bit”. I grandi edifici industriali di Chelsea si stagliano su un cielo artificialmente azzurro attraversato da nuvolette e fuochi d’artificio fatti di pixel; nel parco, tra i piccioni, si aggira la rossa figurina alata di Goomba, nemico del leggendario idraulico Mario; dai tombini fumanti di Canal Street spunta a sorpresa una pianta carnivora. Il mondo reale si mescola con quello virtuale creando un corto circuito visivo ironico e sottilmente inquietante. Un collasso generato dal contrasto tra il naturalismo dell’immagine fotografica, che a contatto con gli elementi estranei sembra addirittura perdere un po’ della sua proverbiale capacità di mimesi, e l’essenzialità grafica degli inserti videoludici.
Nullsleep, tra i fondatori della community 8bitpeoples.com (nata nel 1999 dal sodalizio con Mike Hanlon) è uno dei maggiori rappresentanti della scena 8 bit, un movimento che comprende artisti, musicisti e teorici impegnati nella rivalutazione estetica e concettuale di forme e suoni digitali retrò. Una vasta corrente -con un consolidato seguito a livello mondiale- che, combinando un nostalgico recupero delle origini con un’attitudine tutta contemporanea al remix, ha dato vita negli ultimi anni ad una foltissima produzione di immagini, musica e software. Basti pensare a I am 8 bit, un collettivo multidisciplinare con base a Los Angeles che organizza mostre incentrate sull’immaginario videoludico degli anni Ottanta (soprattutto dipinti, disegni e sculture), oltre a produrre libri, t-shirt e gadget rigorosamente pixel-style. Nel loro manifesto, pubblicato nell’home page del sito web iam8bit.net e incorniciato in una tipica console arcade, descrivono con queste parole la mission del movimento culturale di cui si fanno orgogliosi promotori: “I am 8-bit is the voice of a generation that refuses to let polygons beget pixels — the power-up that is our youth. i am 8-bit is the pillow that old-schoolers rest easy on — the comfort food that makes us fat on bleeps n blips”.
Altrettanto diffuso è il recupero delle sonorità legate ai videogiochi di prima generazione, tendenza di cui Nullsleep è uno dei più noti esponenti. L’artista newyorkese, laureatosi presso la Columbia University School of Engineering and Applied Science, utilizza il Game Boy e le console NES (Nintendo Entertainment System) per comporre la propria musica, un pop melodico dal timbro fortemente elettronico ispirato alle colonne sonore dei videogiochi. Le sue produzioni, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non sono però il risultato di un campionamento di melodie preesistenti, ma vengono realizzate hackerando i sistemi hardware a disposizione per trasformare i chip in strumenti suonabili (uno dei più utilizzati è LittleSoundDj, progettato da Johan Kotlinski). L’obiettivo di questo tipo di ricerca, che rientra in un più ampio genere noto anche come micromusic, è quello di testare fino al limite le possibilità di manipolazione della tecnologia, a partire da strumentazioni e codici low-tech, la cui semplicità di concezione favorisce un approccio sperimentale e “smanettone”.
Ma l’attività di Nullsleep, come testimoniano i suoi numerosi progetti, non si svolge solo in ambito musicale. Oltre alla pubblicazione di materiale audio, alle performance live, e alla costruzione di veri e propri strumenti musicali (come il sintetizzatore Zynth80), Jeremiah Johnson è infatti autore di una serie di videogiochi modificati, prodotti intervenendo sulle cartucce ROM per Nintendo, letteralmente aperte e dotate di nuovi microchip che ne mutano l’estetica, il suono o le dinamiche di gioco. Molto noto è Kung Fu SARS, una versione “contagiosa” del famoso videogame di arti marziali, in cui i combattenti si scambiano bacilli mortali, dotati di mascherina anticontagio d’ordinanza. Quella della modifica delle cartucce NES (accompagnata spesso dalla pubblicazione online del file ROM che permette di utilizzare i mod sul computer grazie a programmi di emulazione) è peraltro una pratica abbastanza diffusa tra i media artist contemporanei. Basti citare l’attività dello statunitense Cory Arcangel, autore di una serie di celebri cartucce “corrette” tra cui l’ironico I shot Andy Warhol, una variante di Holigan’s Halley dedicata al celebre pop astista americano, e Super Mario Clouds, lavoro di sottrazione minimalista applicato agli scenari di Super Mario. Spazzata via tutta la grafica visibile, sullo schermo resta solo qualche nuvoletta che si limita a scorrere su un compatto cielo azzurro.
[valentina tanni – 2006]