Le tenere, assurde, sperdute, ferite creaturine rosa di Van Sowerwine...
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RGB
Let’s go psych(o)edelic!!!!
Furry Kamasutra
Funny Furry Photo Series by Michael Cogliantry…
Family portraits
Ecco. Questa è quella che io chiamo una famiglia. Le foto sono di Akihiro Furuta…
Suggestion Slam
Lui si chiama Joel Holmberg e questo è un Suggestion Slam. Suona bene, vero?
Kissing the ceiling
Atti insensati. Posizioni scomode ma elegantissime. Non possiamo prendere il volo? Cominciamo baciando il soffitto… Le foto sono di Fred Muram.
Wireframe worlds
La realtà a volte ha contorni sfumati. Ma non sempre mostra il suo scheletro…
Homes at night
Una serie di immagini. Semplice + incredibilmente bella. Case. Di notte. L’autore è Todd Hido. Shhh…
Ruoli
Now the ball was in his court, it was his job to do with me what he would. What would he do?
Daydreaming
Il portfolio di Franck Juery…
Red Patterns
Age concern
L’incredibile matita di Alex Robbins…
Rupture
Shit happens…
Sound Wave
La scultura di Jean Shin è bellissima. Sicuramente odora meravigliosamente di vinile. Gioca sul concetto di “onda sonora” e questo aggiunge evocazione e persino ironia. Allora perchè distruggerne la potenza espressiva scrivendo che va letta come un riferimento alle “ondate tecnologiche che rendono obsolete tutte le successive generazioni di supporti registrabili“. E, ancora, che “l’opera vuole rappresentare fisicamente il carattere effimero della musica, ma anche i gusti musicali di un essere umano, rappresentati dalla sua collezione di dischi“?
Lo so che l’obsolescenza dei media e la smaterializzazione dei contenuti e la crisi del diritto d’autore e dimmi ciò che ascolti e ti dirò chi sei sono temi d’attualità. Ma già il giornalismo è in crisi, che non ci si mettano pure gli artisti a fare gli illustratori dell’ovvio…
[soundtrack della serata. from 9 p.m.: the notwist]
wowPod
L’ultimo nato in casa Electroboutique (Aristarkh Chernyshev & Alexei Shulgin): wowPod, interactive media sculpture. New media art ridotta a wowGadget?
Google Knows
Caos
Precipitosa irrilevanza
“Le cose cambiano, si dice, corrono in fretta come non mai. Ma si ha pure l’impressione che appunto negli ultimi tre decenni si sia venuta avvitando nel cervello dei terrestri una sorta di ossessione sistematoria sempre più incalzante, vorticosa, per cui ad esempio degli Anni Sessanta si discute come delle Crociate, mentre il cinema dei primi Anni Ottanta, il teatro degli ultimi Anni Settanta, la pubblicità a cavallo tra Ottanta e Novanta già si sono guadagnati stuoli solenni di esegeti e specialisti. E’ come se, via via che le cose accadono, la gente ne avvertisse la precipitosa irrilevanza voltandosi poi immediatamente indietro per farle non rivivere, ma vivere a posteriori.”
Così scriveva Carlo Fruttero negli Anni Novanta. Era l’introduzione all’edizione tascabile Einaudi de “Le meraviglie del possibile. Antologia della fantascienza” a cura dello stesso Fruttero e di Sergio Solmi (prima edizione: 1959). La lettura è altamente consigliata, non solo per la bella selezione di racconti, non tutti noti, ma anche per la brillante prefazione di Solmi, che in una quindicina di pagine traccia un quadro critico della science-fiction a dir poco prezioso. Il parallelo con il romanzo cavalleresco visto come primo esempio di “folklore letterario internazionale”, è particolarmente illuminante.
[la foto viene dalla serie che ho scattato questo weekend a Venezia. l’ambientazione era come quella del racconto di Ray Bradbury: Pioggia senza fine]
Top selection
Endless story of an endless column
The Endless Column (1938) è una scultura monumentale di Costantin Brancusi e se ne sta placida in Romania. Ma la sua capacità evocativa circola per il mondo e ispira altri artisti. Quest’opera riesce a rappresentare tutta la scultura moderna, a raccontare ancora oggi l’utopia di un’arte che aspira alle vertiginose altezze dei cieli (un’arte infinita, ininterrotta, spirituale nel più profondo dei sensi). Le “cover” della colonna si ispirano ai viaggi nel tempo, ma anche al kebab…
[soundrack: time travel]
Reading
E’ proprio così. Le frasi svolazzano da tutte le parti, come schiaffeggiate da una folata di vento impertinente. Le storie si mescolano, i sentieri si biforcano, i pensieri scendono giù e tornano su senza mai stancarsi, neanche prendessero l’ascensore.
[artwork by matchboxflight]
The Wrong Door
The Wrong Door è una nuova serie comica della BBC in cui gli effetti speciali vengono applicati a scene di vita quotidiana. Il migliore è questo, ma su Youtube ci sono parecchie clip, una più surreale dell’altra…
[via neatorama]
Connections (le mie)
foto: Erin Jane Nelson. soundtrack: Flavio Giurato
Going to a town
Amy Casey dipinge case. Dipinge ammassi di case che si sforzano di diventare città. Ma rimangono cumuli di legno, ferro e cemento. Alcune sembrano appena atterrate, come astronavi, altre le ha portare un tornado, magari dal regno di Oz. Giurerei, però, di averne riconosciuta una, di queste città. E’ Ottavia:
Se volete credermi, bene. Ora dirò come è fatta Ottavia, città – ragnatela. C’è un precipizio in mezzo a due montagne scoscese: la città è sul vuoto, legata alle due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine di legno, attenti a non mettereil piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle maglie di canapa. Sotto non c’è niente per centinaia e centinaia di metri: qualche nuvola scorre; s’intravede più in basso il fondo del burrone. Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno. Tutto il resto, invece d’elevarsi sopra, sta appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazzi come navicelle, otri d’acqua, becchi del gas, girarrosti, cesti appesi a spaghi, montacarichi, docce, trapezi e anelli per i giochi, teleferiche, lampadari, vasi con piante dal fogliame pendulo. Sospesa sull’abisso, la vita degli abitanti d’Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge.
(Italo Calvino, Le città invisibili)
1500 sedie vere invece, ammassate, sono più o meno così: