Jeff Koons Must Die

Hunter Jonakin’s video game Jeff Koons Must Die!!!

“Jeff Koons Must Die!!! is made up of a fabricated 80’s style stand-up arcade cabinet, and a simulated digital environment presented in a first-person perspective. Viewers must pay twenty-five cents to play the game and the virtual environment is traversed with a joystick and two arcade buttons. The premise of the video game is to allow the viewer to virtually destroy work by the artist, Jeff Koons.”

Finestre casuali sul mondo

E’ un po’ di tempo che mi gira in testa questa idea di Internet come strumento rivelatore della molteplicità del mondo. Navigando tra le pagine web, guardando i video di Youtube, viaggiando “virtualmente” con Google Earth o Street View, parlando con le persone nelle chat e nei forum, veniamo ogni giorno a contatto con una miriade di realtà differenti. Prendiamo continuamente coscienza dell’esistenza di nuovi luoghi, oggetti, comportamenti, estetiche, miti, narrazioni.
Quali siano le conseguenze di questo faccia a faccia continuo con un’infinita, vertiginosa, diversità, non è ancora chiaro, ma credo che saranno vaste e difficilmente controllabili.

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un gioco. Non si sa chi l’abbia inventato (più probabilmente, scoperto per caso), ma può giocarci chiunque, e rischia di intrappolarvi per delle ore. In cosa consiste?
Basta aprire Google e digitare: “inurl:”ViewerFrame?Mode=” -inurl -intitle”. Molti dei risultati portano a pagine web che contengono immagini trasmesse da telecamere di sorveglianza non protette. Può capitare di osservare un molo, una strada, l’atrio di un palazzo, un negozio deserto o un pappagallo in gabbia. Possiamo aprire finestre casuali sul mondo. In tempo reale.
Dopo il teletrasporto random tramite Street View, è il mio nuovo passatempo preferito.

King Philip IV of Spain autograph signing

From “the prank collective” Improv Everywhere: King Philip IV of Spain autograph signing:

“For our latest mission we staged an unauthorized autograph signing in the Metropolitan Museum of Art with an actor who bears a striking resemblance to King Philip IV of Spain. Standing in front of the 400-year-old Velázquez painting, the “King” greeted museum patrons and offered free signed 8×10 photos.”

Highscreen: net art on dying screens

Highscreen, 2011, by Aram Bartholl:

“In this public intervention ‘HIGHSCREEN‘ I revived dumped CRT screen from the streets of Berlin to show Internet art on them before they eventually go to electronic hell. Featured works in this intervention: ‘404’ by JODI 1997, ‘C.R.E.A.M.’ by Evan Roth 2010, ‘therevolvinginternet.com’ by Constant Dullaart 2010, ‘Super Mario Clouds’ by Cory Arcangel 2002″

Un monumento a Robocop

Tutto è cominciato il 7 febbraio scorso, quando Dave Bing, sindaco di Detroit, ha risposto via Twitter a una delle tante proposte per il futuro della città arrivate dai cittadini. Già da un po’ infatti, Bing e il suo team di comunicazione hanno iniziato ad usare il social network dell’uccellino per comunicare con la popolazione e raccogliere pareri e suggerimenti. Tra i tanti cinguettii, ne arriva uno esilarante: “Philadelphia has a statue of Rocky & Robocop would kick Rocky’s butt. He’s a GREAT ambassador for Detroit”. In pratica, si proponeva la costruzione di un monumento a Robocop, il famoso poliziotto cyborg protagonista dell’omonimo film di Paul Verhoeven (1987), ambientato proprio a Detroit.
Non si sa se Bing abbia o meno colto l’ironia del messaggio, ma di fatto ha risposto, sempre via Twitter: “non abbiamo intenzione di erigere una statua di Robocop, ma grazie per il suggerimento”.
Lo scambio di tweet ha fatto rapidamente il giro della Rete, anche grazie al solito Reddit, dove il thread di discussione è rapidamente esploso. I fan di Robocop non si sono dati per vinti, e hanno iniziato una campagna per ottenere l’agognata statua, aprendo il sito internet Detroit Needs Robocop e organizzando una raccolta di fondi pubblica su Kickstarter.com, sito che si occupa di crowd-funding di progetti creativi. Neanche a dirlo, la risposta degli utenti della rete è stata massiccia e rapidissima; l’obiettivo di raccogliere 50.000 dollari è stato raggiunto e superato in pochi giorni. Chissà se il sindaco insisterà ancora nel rifiutare la proposta…

Interessante, tra le tante motivazioni addotte dai sostenitori del monumento, quella iniziale:

“We live in a new world, and sometimes it takes funny things to show us all that.”

Che poi è la stessa cosa che dice Michael Wesch, antropologo dedito allo studio di Internet e di Youtube in particolare, quando definisce la nuova cultura di internet “a seriously playful participatory culture“.

Photo Booth stories

Photo Booth è un programma che si trova preinstallato nei computer Macintosh. Permette di fare dei simpatici autoscatti con la webcam, girare video, e soprattutto, utilizzare una serie di effetti. Filtri colorati, bianco e nero, seppiati, e… deformanti. E’ un divertimento semplice, diretto, antico. Come gli specchi curvi del luna park e le boccacce. Photo Booth provoca dipendenza. E piace a grandi e piccini.

Thom Yorke balla

Non sono passate nemmeno 24 ore dalla pubblicazione online del video di Lotus Flower, singolo del nuovo, atteso disco dei Radiohead, ma Thom Yorke che balla è già diventato un meme. Qui sotto trovate l’originale  e le derivazioni (in continuo aumento)…

Ah, c’è anche un Tumblr Blog a tema: Dancing Thom.