Nintendamus

Dal libro Errore di Sistema, appena uscito per Feltrinelli.

“I videogame non influenzano i bambini: infatti se da piccoli fossimo stati plagiati da Pac-Man, adesso passeremmo il nostro tempo libero in ambienti semibui, mangiando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva”. (Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

La seconda che hai detto…

Mamma mia. E’ passato quasi un mese dal mio ultimo post. Cosa significa? Che la mia vita sta diventando un tantino troppo frenetica. Che dormo poco, lavoro troppo e soprattutto sono sempre troppo stanca per postare…

Non ho risposto.

Ricominciamo daccapo. L’ultimo post risale al 25 di ottobre. Come mai? Perchè non riesco a navigare molto, perchè non ho letto i giornali e ho guardato solo le figure, perchè ho un nuovo lavoro scassapalle ma bisogna pure campare?

Non mi convinci, bella…Tenta ancora.

Che d’è?

Domattina parto per Venezia perchè sono stata invitata al convegno What is Netart?, organizzato da Blogwork, il progetto web legato alla Biennale. Il titolo è una gran bella domanda…E considerando la mia storica avversione per le definizioni, la faccenda si fa ancora più complicata. Ma a quanto pare non è prevista la domanda di riserva, quindi cuffia in testa e mi butterò, sperando di non cadere troppo spesso nella temuta trappola delle generalizzazioni.

Vorrei parlare anche degli sviluppi “oggettuali” e fisici della Net Art (sculture, installazioni etc). E a tal proposito sto raccogliendo una serie di immagini molto interessanti. Come questa di John F. Simon jr.

Torno al lavoro. Prometto un report al ritorno con foto…

p.s pare che a Venezia faccia un freddo cane, ma ora verifico perchè non vorrei andare conciata come Totò a Milano e poi trovare una leggera brezza primaverile. Saludos

Il bambino tossico

I personaggi dei disegni di Tim Burton, già conosciuti e amati dalla sottoscritta grazie al libro Morte malinconica di un bambino ostrica e altre storie, diventano ora protagonisti di una serie di filmati flash. Firmati da Burton e realizzati dagli studi Flinch. Imbattibile l’episodio di Roy the Toxic boy.

To those who knew him

-his friends-

we called him Roy.

To others he was known

as that horrible Toxic Boy.

He loved ammonia and asbestos,

and lots of cigarette smoke.

What he breathed in for air

would make other people choke!

His very favorite toy

was a can of aerosol spray;

he’d sit quietly and shake it,

and spray it all the day.

He’d stand inside the garage

in the early-morning frost,

waiting for the car to start

and fill him with exhaust.

The one and only time

I ever saw Toxic Boy cry

was when some sodium chloride

got into his eye.

One day for fresh air

they put him in the garden.

His face went deathly pale

and his body began to harden.

The final gasp of his short life

was sickly with despair.

Whoever thought that you could die

from breathing outdoor air?

As Roy’s soul left his body

we all said a silent prayer.

It drifted up to heaven

and left a hole in the ozone layer.

(tim burton)

Una versione ipertestuale della raccolta di poesie e disegni la trovate qui

Mr Hanky rules

Momento d’oro per la merda nell’arte contemporanea. Dopo quella storica in scatola del maestro Manzoni e quella d’elefante di Chris Ofili, e in attesa della Cloaca Turbo di Wim Delvoye (da novembre al Pecci di Prato), arriva quella di cavallo di Sislej Xhafa. Venerdi sera, proprio all’ora di cena, diciamo in zona aperitivo, la galleria più in della capitale (Magazzino d’arte moderna) era piena di escrementi equini. Tutto il jet set fuori in cortile, allontanato dalla puzza insopportabile. Nell’altra sala c’era un Garibaldi di terracotta alto si e no un metro e mezzo, con zollette di zucchero in mano. Forse il cavallo era diabetico (o leghista) e deve essere scappato lasciando un po’ di ricordini…

update: leggendo il testo di Teresa Macrì ho scoperto che il cavallo non è scappato. Trattasi di furto…

Questione di misure…

Da una conversazione tra l’artista Paola Pivi e la critica d’arte Laura Cherubini:

LC _C’è tutto un altro filone del tuo lavoro. In genere quando si parla del tuo lavoro si pensa a un lavoro, per così dire, di grande ingombro, il camion, l’aereo, il progetto dell’elicottero, questi lavori di performance con i gruppi di persone, sembra che ci sia sempre questo aspetto di fare e pensare grande. C’è invece una parte del tuo lavoro che riguarda invece il dettaglio, le piccole proporzioni, penso ai divanetti, penso al lavori dei gioielli, penso ai Baci Perugina…

PP_ Il dettaglio per me c’è sempre, anche nei lavori grandi…

LC_ …infatti io non li vedo così distanti, li vedo collegati, penso a Guitar guitar con i suoi doppi oggetti e al suo ritmico titolo…

PP_ Se viene grande è grande, se viene piccolo è piccolo.

LC_ Io penso che grandi e piccoli siano poi la stessa cosa, mentre di solito sento dire: Paola Pivi è quella che fa i grandi lavori…

PP_ Non sono grandi, sono della misura giusta! Il camion è grande come un camion, l’aereo è come un aereo…

LC_ E il Bacio Perugina è piccolo come un Bacio Perugina. Però nel caso del divanetto no, perché in questo caso tu cambi una dimensione. Hai pensato di farlo anche con altre cose?

PP_ Il divanetto è miniaturizzato.

LC_ C’ è un aspetto molto interessante e che lo avvicina, a mio parere, ai lavori con le perle:che il divanetto sia imbevuto di profumo riporta di nuovo a un’idea di densità e anche a qualcosa di molto prezioso. Una volta avevamo parlato del termine “lusso”. Però forse avresti anche potuto rovesciare un ettolitro di profumo su un divano grande.

PP_ Il fatto che sia piccolo lo rende stereotipo.

LC_ Sono d’accordo. Riguarda la tipologia del divano.

PP_ Piccolo e imbevuto di profumo. Se con un’operazione mentale lo ingrandisci di nuovo, fino ad un divano di proporzioni normali… non basta mettere più profumo…per qualche ragione il rimpicciolimento…Il divano piccolo imbevuto di profumo mi riporta al grande, mentalmente faccio il passaggio al divano vero, però non mi porta a un divano grande con più profumo, ma a un divano grande vero che ha vissuto il profumo…

Amici dello stampatore

Lo so che la questione dei traduttori automatici non è nuova. E di episodi esilaranti ne abbiamo visti molti.

Però oggi, quando ho visto il link in fondo a questa pagina, ho riso ancora una volta… La voglio mettere anche a questo blog la versione amichevole degli stampatori…

Era una notte buia e tempestosa…

Roma, ore 6 del mattino. Anch’io rientro dalla mia buia e tempestosa Notte Bianca. Conclusasi in un pub a San Lorenzo che sembra uscito da un film cecoslovacco. L’atmosfera nella mia zona è davvero inquietante. Piove, fa freddo, e io non ho ancora digerito il kebab delle 3.

Arrivo sotto il portone (ma sarà quello giusto?). Con un po’ di fatica infilo la chiave e entro. Grazie all’accendino (un raro privilegio di noi fumatori) raggiungo le scale. E’ talmente buio che comincio a dubitare dell’esistenza stessa del mio palazzo. Alla seconda rampa il mio accendino fa un rumore sinistro, mi graffia il pollice e lancia la pietrina contro la porta della signora del primo piano. Ma porc…

Impiego un tempo indefinito per: raggiungere il terzo piano, indetificare la porta di casa, aprirla e inciampare sul mio stesso zerbino. La casa dove abito è nuova e io NON SO dove siano le candele o la torcia. Mi salva il pc portatile, con il suo modesto 43% di batteria illumina la stanza permettendomi di trovare una candela. Già che ci sono faccio un giro in rete per vedere se ci sono notizie del black-out. I siti di informazione sono tutti giù oppure non contengono aggiornamenti. Dopo un po’ di girovagare trovo qualcosa sulla Reuters e su Televideo.rai.it. Spengo la luce…ops..soffio sulla candela e mi infilo nel letto.

Un animalista…a modo suo…

Un amante degli animali un po’ atipico, Damien Hirst. Famoso per le sue provocatorie opere con squali, mucche e pecore sezionate e immerse in soluzioni varie, l’artista inglese riconferma una singolare passione per gli animali…morti.

E’ di ieri la notizia (fonte il Telegraph) del suo tentativo di acquistare l’intero patrimonio del Mr Potter’s Museum of Curiosities, una bizzarra collezioni di animali impagliati di epoca vittoriana, alcuni disposti a formare curiosi tableaux (vedi foto), per evitare che fosse smembrata da un’asta iniziata ieri. Nonostante la cospicua offerta (1 milione di sterline), il tentativo è fallito e Hirst è rimasto molto deluso. Aveva infatti espresso la volontà di riaprire il museo, aggiungendo alla collezione le sue stesse opere.

Faccio cose, vedo gente, organizzo eventi

Sentita stasera durante una cena: “Lui prima lavorava in un’azienda figa, ora si è messo in proprio e organizza i suoi eventi

Una collezione di chicche del genere è anche qui. Gentilmente offerta da Il Deboscio – La Milano che parviene.

Ma la perla assoluta è QUI. Leggere per credere….

La meravigliosa vita dei laureati in lettere

Luciano mi ha comunicato l’esistenza di questo libro. E Giulio ne fornisce un gustoso estratto:

Rino si rendeva conto di far pena. Un laureato in lettere disoccupato è una vista che spezza il cuore ai sassi. Un laureato in lettere disoccupato è uno che ha preso l’autostrada della vita, ha seguito per sbaglio dei cartelli di lavori in corso e adesso non sa più come rimettersi in corsia. Niente al mondo è più inutile di un laureato in lettere disoccupato. Un asteroide caduto fuori dalla sua galassia ha più motivo di esistere di un laureato in lettere disoccupato. Un neutrino che vive per un miliardesimo di secondo porta più contributi all’universo di un laureato in lettere disoccupato. Una mutazione genetica sterile è più soddisfatta del suo ruolo nell’evoluzione della specie di quanto non lo sia un laureato in lettere disoccupato. Per questo a Rino non dispiaceva l’idea di vivere per una settimana nel palazzo di Renato […] dove tutti i laureati in lettere avevano un lavoro. Era come traghettare l’Acheronte al contrario ed essere riammesso tra i vivi…

Alessandro Carrera, La meravigliosa vita dei laureati in lettere, Sellerio 2002

Antipasto all’Antipasto

Weekend all’insegna dell’arte contemporanea con l’ormai rituale Arte all’Arte, manifestazione che, negli intenti, dovrebbe fondere arte, paesaggio, architettura, enogastronomia e chi più ne ha più ne metta. Ne ho vista solo metà quest’anno e mi sono pure annoiata. Qua le cose sono due: o il panorama artistico contemporaneo (almeno in Italia) si sta ammosciando paurosamente, oppure io mi sto scoglionando. Ai posteri l’ardua sentenza.

In compenso però sabato sera sono stata alla Sagra dell’antipasto (sic!) alle porte di Siena, e poi a S.Gusmè, dove ogni anno festeggiano un personaggio chiamato Luca Cava…capito o’ ggioco di parole? (vedi foto). Incredibile ma vero…

Si accettano proposte

Attenzione: sto per fare un uso iper-personale e molto scorretto di questo spazio.

Mettete il caso che: io scrivo per una testata giornalistica per oltre un anno; non mi pagano (nonostante le ripetute promesse); la redazione mi tratta pure male; io decido a malincuore di abbandonare il progetto. Poi vedo il giornale in edicola, lo sfoglio e scopro che nella mia ex-rubrica c’è un articolo di una tizia che è un plagio/maldestra scopiazzatura di un mio articolo di oltre tre anni fa (pure bruttarello devo dire…).

Ecco, io adesso vorrei da tutte le persone che leggeranno questo post suggerimenti su possibili meccanismi di: ritorsione, rappresaglia, venedetta, sabotaggio et similia.

Sono tutta orecchi.

Blog.art?

Riporto un articolo che ho scritto su Random perchè penso che possa interessare i bloggaroli.

Il fenomeno dei blog non sembra destinato ad arrestarsi. E accanto ai più consueti siti testuali, tra i quali spiccano anche esperimenti letterari, sono da tempo comparsi anche molti esemplari di photo-blog e drawing blog, dove i post sono composti di sole immagini. Ma l’uso creativo della piattaforma di pubblicazione più diffusa della Rete è andato oltre. E dopo la net.art si ipotizza la blog.art. Secondo Christina Ray, fondatrice del sito Blog.art, (naturalmente un blog anch’esso) quest’ultima sarebbe “un’opera d’arte che utilizza il sistema di personal publishing dei blog come mezzo di espressione. Non dei blog sull’arte, ma il blog come arte”.

I progetti presenti finora sono solo cinque (tra cui un blog muto, uno basato sugli acronimi, e uno che sperimenta con Moveble Type) ma il sito è aperto a tutti coloro che vogliano segnalare la propria opera.

glowlab.blogs.com/blogart

Tormentone della settimana #3

Stavolta per fortuna mi gira in testa un bel pezzo. Si tratta di Seven Nation Army, degli White Stripes . Il bellissimo video che accompagna la canzone ha vinto agli ultimi mtv videomusic awards solo un misero “best editing”. La canzone è bella tesa e monotona -praticamente solo un riff- cioè la mia canzone ideale. Niente schema strofa-ritornello-strofa-bridge etc…

dal testo

I’m gonna fight ’em off

A seven nation army couldn’t hold me back

They’re gonna rip it off

Taking their time right behind my back

And I’m talking to myself at night

Because I can’t forget

Back and forth through my mind

Behind a cigarette

And the message coming from my eyes

Says leave it alone

notizie e curiosità

I due componenti del gruppo hanno accettato di partecipare a South Park in versione cartoni animati. Purtroppo pare che l’episodio non si vedrà in Italia.