Trash on trash


L’idea è bella, bisogna ammetterlo. Una mostra sul tema della celebrità. Si chiama “Superstars” ed inaugura alla Kunsthalle di Vienna il prossimo 4 novembre con una parata di quasi duecento artisti di ogni età e provenienza. A partire dallo scontato Andy Warhol, fino a Helmut Newton, passando per Eva & Adele (la coppia di travestiti che da anni si aggira per le mostre internazionali in mise eccentriche).
E va bene che il tema, porta, necessariamente, a sguazzare nel trash, ma c’era proprio bisogno di principiare il comunicato stampa di presentazione della mostra con una citazione di…Jamelia???

I don`t know who you are,
But you must be some kind of superstar,
Coz you got all eyes on you no matter where you are.

(Superstar, Jamelia)

Robots


Ecco le creature robotiche in movimento di Nemomatic. Un’incredibile galleria di personaggi geniali, realizzati con materiali riciclati. Molto interessanti, forse per il fascino timburtoniano alla quale la sottoscritta è particolarmente sensibile, anche i mostri di Rude Design.

Tutto sulla Gioconda


L’opera d’arte per antonomasia. E, soprattutto, l’immagine di derivazione artistica più mediatizzata, remixata, citata e plagiata del mondo. Tanto potente da generare leggende, miti, romanzi, veri propri culti simil-religiosi. Ultimamente, la conservatrice del Louvre ha rilasciato un’intervista in cui, neanche troppo velatamente, dichiara l’insofferenza verso un patrimonio tanto ingombrante.
In Rete ci sono un paio di siti estremamente interessanti dedicati alla Monna Lisa. Uno è il monumentale Mona Lisa Images for a Modern World, website enciclopedico sulle sorti iconografiche, iconologiche, mediatiche e di cronaca sulla donzella rinascimentale. Particolarmente utile, la sezione dedicata alle versioni “digitali” della Gioconda. Qui, invece, una versione numerica storica (1964, un computer CDC 3200, 100,000 pixel, 14 ore di lavoro).

Altre risorse:
Mona Lisa Mania
The Interactive Mona Lisa
Plastica Facciale alla Gioconda
Mona Lisa on the Web

Perfect Partner


Kim Gordon dei Sonic Youth, il videoartista Tony Oursler e il filmmaker Phil Morrison hanno realizzato un lungometraggio a sei mani. Questa la descrizione del progetto tratta dal comunicato stampa:

“Somewhere between Godard’s Pierrot Le Fou and a thundering free rock freak-out, Perfect Partner is a surreal psychodrama-cum-road movie celebrating our society’s enchantment with automobile culture.”

Cos’altro dire? Ah si, dopo alcune tappe europee il film sarà visibile anche in Italia, all’Auditorium di Roma per il Romaeuropa Festival. Il prossimo 12 ottobre.

La relatività secondo Escher (Lego Version)


Su questo sito (raggiungibile solo tramite web archive)è possibile vedere una versione realizzata interamente con i mattoncini Lego del famoso “Relativity” (1953)di M.C. Escher. Tre diversi livelli di forza di gravità convivono nella stessa immagine. Qui c’è l’immagine di un’altra costruzione celebre di Escher, il Belvedere. Per capire come si possano trasferire alcune immagini “impossibili” in costruzioni reali è utile dare un’occhiata a “Escher for Real“.

[via caymag]

La foresta infinita


Auriea Harvey e Michael Samyn hanno fondato uno studio di game design che si chiama Tale of Tales. I loro videogiochi però sono senza obiettivi da raggiungere, senza punteggio e senza livelli. Sono delle esperienze immersive e conteplative. Scrivono:

“We claim the game space as an area where art can be made. Not the hip and oh so conveniently ironic art that we find in elitist galleries or museums. But a much more traditional and modest art. An art that is not afraid of making a statement. Or of pleasing the audience.”

L’ultima creatura di questo progetto è The Endless Forest. Scaricatelo e provate la sensazione di essere un cervo che vaga, senza meta, in una foresta misteriosa e sconfinata. L’altro aspetto interessante è che il gioco è confezionato sotto forma di screensaver.

Per approfondire il pensiero di Auria e Michael qui c’è un’intervista in italiano.

[via rhizome]

L’invasione dei conigli rosa


A Napoli, i Coniglioviola hanno costruito un grande roditore rosa gonfiabile in cui amoreggiare (e fare vjing). Nel frattempo, in Piemonte, ad Artesina, i Gelatin hanno piazzato (già dall’8 di settembre) un gigantesco coniglio rosa di pezza sopra a Colletto Fava. Per farci sentire un po’ lillipuziani. Il Pink Rabbit resterà lì fino al 2025, chissà di che colore sarà diventato per allora…

“attraversando paesaggi si trovano parecchie cose.
delle cose che si conoscono o qualcosa del tutto sconosciuto.
un fiore che non si è mai visto, un buco nel suolo o qualcosa di inesplicabile, tutto come cristoforo colombo un intero continente.
e poi dietro di una tale collina si trova all’improvviso un coniglio lavorato a maglia da una dozzina di nonne.”

[via wmmna / random]

8 bit di nostalgia


I am 8 bit è una mostra che si è tenuta a Los Angeles la scorsa primavera. Hanno partecipato oltre 100 artisti impegnati a mettere su carta, pietra, legno e quant’altro personaggi, immagini e atmosfere dei videogames pixelati anni 80. Una galleria imperdibile di foto scattate all’opening la trovate qui.

[via selectparks]

L’isola che non c’era


Robert Smithson è l’artefice di alcune tra le più affascinanti opere di Land Art del secolo. Robert Smithson è famoso soprattutto per la sua Spiral Jetty. Come i pittori, che ogni tanto devono allontanarsi dalla tela per guardare il risultato d’insieme, anche Smithson sentiva la necessità di guardare le sue opere dalla giusta distanza. Solo che nel suo caso bisognava allontanarsi molto di più. Era necessario volare alto. E così, Robert Smithson è morto nel 1973 (a soli 35 anni) in un incidente aereo mentre sorvolava il deserto del Texas. A più di trent’anni dalla sua scomparsa, a New York si realizza finalmente uno dei suoi ultimi progetti: un’isola galleggiante che naviga attorno a Manhattan. Il NYTimes ha pubblicato un bellissimo speciale, con foto, video e una raccolta di articoli vecchi e nuovi sull’artista.

p.s. se avete problemi con la registrazione obbligatoria per leggere il NYT o altri siti, provate ad usare Bugmenot

Il quarto piedistallo


Il progetto londinese Fourth Plint si propone di utilizzare un plinto di Trafalgar Square rimasto vuoto (costruito nel 1841 per accogliere una statua equestre mai realizzata) per esporre, a rotazione, opere di artisti contemporanei. Proprio ieri è stata scoperta la statua ritratto che Marc Quinn ha dedicato all’artista disabile Alison Lapper. La scultura (Alison Lapper Pregnant) ritrae la donna quando era incinta di suo figlio Parys, che oggi ha cinque anni. Inevitabili le polemiche, opposti i punti di vista: c’è chi vede la statua come una celebrazione della vita, chi solo una sensazionalistica spettacolarizzazione dell’handicap. L’opera rimarrà sul suo piedistallo per 18 mesi, dopodichè passerà il testimone al più innocuo (e appropriato per una piazza) “Hotel per uccelli” di Thomas Schütte.

qui un articolo del guardian
qui un articolo sulla storia di alison lapper

Story Tellers


L’affascinante pittura di Lorenza Boisi, in mostra dal 15 settembre presso la Galleria Federico Luger di Milano. Una figurazione semplice, ma densa di suggestioni, uno stile pittorico essenziale e costruttivo. Un mondo immaginario, fatto di mito, simbolo e sogno.

(Don’t) walk


Thundercut è un artista di strada che interviene sugli omini luminosi dei semafori. Non fa altro che applicare curiosi adesivi che li “vestono” senza coprire la luce. E qualche volta re-interpreta anche la mano, trasformando un innocuo ALT in un bel paio di corna.
Sempre in tema di segnali stradali, vale la pena di guardare anche le animazioni di Scott Garner, la collezione di finti cartelli PANOS e le smorfie del nostrano Pino Boresta.

iPod de legno – iBook de bronzo


Lo scultore olandese Pii, in occasione della sua personale alla galleria Spectrum di Londra, ha lanciato un “modello” di iPod scolpito nel legno. Secondo le sue stesse dichiarazioni, l’oggetto servirebbe come surrogato del vero lettore mp3 per aiutare tutti gli “addicted” del mondo a disintossicarsi dall’uso eccessivo e difendersi così dal rischio di sordità ed isolamento sociale. Il suo Piipod è stato infatti “disegnato appositamente per non essere in grado di riprodurre file musicali”. Tuttavia, se messo in tasca, offre la sensazione di portarsi appresso un vero iPod. Un po’ come le sigarette di plastica…
Alla galleria Spectrum espone invece una tavola imbandita con calchi in bronzo di computer iBook (Laptop Dinner) ripieni di riso e mais geneticamente modificati.

[via the guardian]

Taglia e cuci


Ricamo e cucito sono attività entrate a pieno diritto nel bagaglio tecnico degli artisti contemporanei. Gli esempi che si potrebbero citare sono tantissimi: l’amore per il ricamo di Francesco Vezzoli, le scene osè di Ghada Amer, il ricamo politico di Rainer Ghanal. Solo tre nomi presi a caso da almeno un centinaio di esempi possibili. C’è anche chi (microRevolt) considera il lavoro a maglia come un’attività rivoluzionaria, in un’epoca in cui tutto è industriale e standardizzato.
Negli ultimi giorni mi sono imbattuta in altri due esempi di cucito-ricamo fuori dagli schemi. Le opere “supercattive” di Patricia Waller e le toppe ricamate a mano di Mary Yaeger.

Kissing Batman


La DC Comics minaccia la galleria Kathleen Cullen Fine Arts (Chelsea, NY) di intentare una pesante causa legale se gli acquarelli di Mark Chamberlain non verranno rimossi dalle pareti. I quadri in questione mostrano Batman e Robin in pose sfacciatamente omosessuali (baci, abbracci e nudità varie). La scena del bacio è molto romantica…

[via artforum news]

You are alive!


All’interno della mostra Translation, in corso al Palais de Tokyo di Parigi, si può fare la conoscenza di Inochi, recente creazione del vulcanico artista giapponese Takashi Murakami. Inochi (che in giapponese significa pressapoco “vita”) è un simpatico androide bambino. Oltre alle sculture a grandezza naturale, è in mostra anche un video, della durata di un minuto circa, che riunisce tre spot pubblicitari con episodi della vita di Inochi. Al grido di “Inochi, Inochi, You are alive!”, le tre storielle raccontano del piccolo alieno alle prese con la vita scolastica giapponese e con i disagi della sua parte “umana” (l’amore, la vergogna, la digestione…)

Una nave fantasma sulle coste inglesi


Una piccola imbarcazione senza equipaggio si è aggirata per le coste britanniche per oltre un mese. Attraccando ogni notte in un porto diverso, tra cui Peterhead, Stonehaven, Anstruther, Eyemouth e Farne Islands. Partita alla fine di giugno, Sixareen (questo il nome dell’imbarcazione), raggiungerà oggi il suo traguardo finale: Newcastle-upon-Tyne.
La “nave fantasma” (Ghost Ship), frutto di una lunga progettazione di equipe, non è altro che l’ultima opera di public art dell’artista americano Chris Burden, passato a progetti più soft dopo gli eccessi di gioventù. E’ passato alla storia dell’arte, infatti, per essersi fatto sparare addosso -su un braccio, per la precisione- da un amico. Era il 1971…

La polizia a scuola d’arte


Interessante iniziativa della polizia di New York. Portano i componenti del reparto investigativo presso la Frick Gallery e li allenano all’osservazione tramite lo studio delle opere d’arte. “I delitti -e l’arte- possono essere risolti facendo attenzione ai dettagli”, hanno giustamente commentato. L’articolo è del Wall Street Journal di ieri (è richiesta la registrazione).

*update: il testo dell’articolo è disponibile anche qui

Lo squalo 2


Lo squalo di cinque metri immerso in una vasca di formalina Damien Hirst l’aveva chiamato “The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living” (1991). Con un titolo che non lasciava dubbi sul tema dell’opera. All’ultima Biennale di Praga David Cerny fa del facile sensazionalismo mettendo Saddamm Hussein sotto conserva allo stesso modo. E lo intitola “Shark“. Io come parodia preferivo quella fatta con i Lego.

Fai come se fossi a casa tua


Un interessante articolo di Adrian Searle pubblicato sul Guardian commenta l’ultima mostra di Rirkrit Tiravanija a Londra. Dopo aver cucinato zuppe, costruito sale da thè e spazi ricreativi, l’artista thailandese ricostruisce il suo appartamento di New York all’interno della Serpentine Gallery. Tutto, fino nei dettagli. I visitatori possono rilassarsi sul divano, cucinare qualcosa, usare il bagno. Fa tornare in mente l’artista conviviale, buffa definizione che Antoine Prum ha di recente affibbiato agli artisti relazionali (corrente effettivamente bene rappresentata da Tiravanija).

Mentre si chiede se la voglia di coinvolgere il pubblico non sia diventata una consuetudine irritante e di maniera, Searle stila un sintetico ma efficace compendio dei tentativi di trasformare la vita in arte (e viceversa?):

Artists have walked for art, slept for art, made love and, in the case of one Austrian Aktionist, allegedly cut off his penis for art. The audience too has been invited to participate in often silly ways. We’ve stripped for art, worn stupid costumes for art, moved a mountain with a shovel for art (this last being a beautiful work by Francis Alÿs), been bored to tears, if not to death, for art and by art.

Amen.

Cose ciccie


In un mondo ossessionato dal peso (corporeo, fisiologico, morale, finto, vero e presunto), in continua oscillazione tra leggerezze iperfluttuanti, pensieri anoressici e bulimie informative, gli artisti non potevano stare a guardare. Dopo le case e le macchine ciccione di Erwin Wurm, simpatiche e inquietanti allo stesso tempo (pensate che la macchina obesa PARLA!), arriva la sedia antropomorfa oversize dei designer olandesi Janneke Hooymans and Frank Tjepkema. Con tanto di tatuaggione.

[via popgadget]

Bare fai da te


L’artista americano Jon Scanlan ha pubblicato una guida intitolata: DIY, or How To Kill Yourself Anywhere in the World for Under $399. Ossia come costruirsi una bara da soli utilizzando pezzi di mobilio acquistati in un qualunque punto IKEA del globo. Le istruzioni sono dettagliate e accompagnate da tavole illustrate. Guest star del libro la piccola AnnLee, personaggio manga giapponese concepito in origine come comparsa in un videogioco e divenuta poi star dell’arte contemporanea. La bambina è infatti protagonista dell’opera collettiva No Ghost, Just a Shell, sul quale hanno lavorato ben 16 artisti. Una delle bare IKEA era infatti destinata proprio a lei, come degno finale del progetto.

[via boing boing]