Conceptual terrorism

Un grattacielo avvolto in 18 milioni di tonnellate di gelatina alla fragola…

“Your outdated ideas of what terrorism is have been challenged,” an unidentified, disembodied voice announces following the video’s first 45 minutes of random imagery set to minimalist techno music. “It is not your simple bourgeois notion of destructive explosions and weaponized biochemical agents. True terror lies in the futility of human existence.”

[via Newsgrist]

*update: nel frattempo, in quel di Roma, la Fontana di Trevi diventa rosso sangue (o rosso carpet…) – fotovideo

Due cose che si chiamano OIO


La prima è un film. Anzi, scusate, una cinepittura. Si tratta di un lungometraggio realizzato interamente riprendento pigmenti liquidi che si librano nell’aria. Le riprese sono poi state montate con abbondante postproduzione, ma l’effetto è decisamente riuscito, almeno a giudicare delle immagini e dal filmatino demo di OÏO. L’unica cosa che mi chiedo è se sia possibile sopportare una cosa del genere per 90 minuti (tale è la durata del DVD)…

La seconda cosa di nome OIO, richiamata alla mia mente da una leggiadra assonanza, è il miglior ristorante di cucina romana della città: “Da Oio a casa mia“. Piatto (vivamente) consigliato: tagliolini cacio e pepe.

Parola di papà


Roma, domenica sera. Pizzeria all’aperto in zona Monteverde. Papà e bambino paffuto mangiano una sontuosa pizza margherita. Ad un certo punto il padre fa: “Te l’ho detto tante vorte. Nun te lo devi scordà. Chi nun parla, soffre!!!”

Ce pensa Roma

“Roma è deleteria per qualsiasi artista. Poeti, narratori, pittori e registi di cinema si adagiano sul ‘ce pensa Roma’. Quando non si sa come risolvere una scena, quando fantasia e visione sono momentaneamente prosciugate, è presto fatto: si allarga l’inquadratura e si rimedia una veduta di Roma. Ci si toglie d’impaccio affidandosi al paesaggio, che qui è sempre meraviglioso. Roma non fa mai la stupida nei romanzi e nei film, nei quadri, nelle poesie: dà sempre una mano agli artisti a far dir di sì all’opera d’arte. Ce pensa Roma, questa Supercity che arriva in soccorso dei suoi abitanti, a sventare catastrofi, come un Superman dello spirito. Quando sei a Roma ti basta uscire a fare una passeggiata e ogni dramma interiore è risolto, pensa a tutto lei, non occorre che ci aggiungi niente di tuo.” (TIZIANO SCARPA)

dal sito del comune di roma

Il villaggio del turista

A me l’Estate Romana è sempre piaciuta. La città si popola di bancarelle, stand e standini, palchi, baretti, cinema all’aperto e spettacolini. Ieri sera sono andata al Tourist’s Village, sul lungotevere all’altezza di Castel Sant’Angelo. Nella location storica del TeverExpo, che negli anni scorsi dilettava i romani con stand di artigianato peruviano, automobili, tritaaffettasminuzza (con tanto di dimostrazione live), cristalloterapia e proloco di paeselli laziali. Quest’anno invece c’è il “villaggio del turista” che allinea sul fiume: spettacolino di cabaret, bisteccheria, piscinetta, campetti da tennis-calcio-basket, stand di motonautica e…la sezione di moda dell’istituto superiore A.Diaz…

Ma il clou della manifestazione sono gli spettacoli. Purtroppo venerdi mi sono persa Sabina Stilo, ma per fortuna non ho mancato Gegia Antonaci. L’attrice pugliese si è prodotta in uno show strambo e malinconico. Rievocando tutte le sue piccole parti in filmetti e sitcom, mostrando diapositive che la ritraevano in compagnia di personaggi famosi, producendosi in improbabili battute sui guai della notorietà. Infine ha mostrato la sua partecipazione a Mai dire gol con “Gianni, Giovanni e Giacomo” (sic!). Per i più giovani. Quelli che sono troppo piccoli per ricordarsi Professione Vacanze, memorabile telefilm con Jerry Calà nei panni di un capovillaggio playboy. Featuring Gegia, of course.

Art system-ati – La sindrome di Pecorino

Venerdi sera grande inaugurazione al MACRO: quattro-artisti-quattro. Nel cortilone spiccavano i “monumenti” di Tony Cragg, uno dei pochi artisti contemporanei che si possa ancora fregiare del titolo di scultore. Belle, belle, belle. Cragg è come la Roma, non si discute. La gente non resisteva alla tentazione di toccarle, queste enormi concrezioni plastiche, altre dieci carezze e si consumavano peggio del piede di San Pietro.

Una stanza era dedicata all’americana Cecily Brown, che per continuare con le metafore calcistiche “vince ma non convince”. Dipinge grandi tele a soggetto erotico (anzi pornografico) con uno stile che più che “espressionista” definirei “na caciara”. Dice la stessa cosa, anche se in maniera più elegante, il comunicato stampa: “Le opere della Brown hanno bisogno di tempi lunghi di lettura, poiché i temi sono sopraffatti dalla materia pittorica, noi possiamo cercare di liberarli, seguendo lo sciamare e il brulicare dei colpi di pennello e immergendoci nelle superfici densamente stratificate che sfruttano”

Poi c’era Simon Starling che ad occhio è croce è molto meglio di quello che sembra da questa mostriciattola. Infine, perla della serata, la performance di Sissi, che ha trascinato su e giù per il passaggio sopraelevato del museo (una specie di tunnel a vetri) un enorme groviera di gomma piuma rosa, nascondendosi all’interno.

E dalla groviera passiamo al pecorino, così giustifico il titolo del post e chiudiamo il cerchio. Il buffet era composto di grandi forme di pecorino romano e parmiggiano reggiano, un vero spettacolo. Tanto affascinante da confondere un americano che con nonchalance ci indica il pecorino e fa :”Is this… mozzarella?”

lista dei vipsss avvistati: Alessandro Haber (nella foto con Luigi Ontani), Lucrezia Lante della Rovere, Roberto Ciufoli della Premiata Ditta, Mimmo Paladino.

Absolute? There’s a party!

L’estate porta aria di festa nella capitale. L’estate romana comincia presto e finisce il più tardi possibile. E allora via con occhiali da sole, calzoncini, sandali infradito e feste in terrazza. Se poi la terrazza è sul Pincio, il panorama è mozzafiato, la vodka è gratis…si andrebbe anche alla festa di compleanno di una prozia ottantenne, all’anniversario della fondazione della Benemerita, ad una canasta tra vecchi aristocratici. Io ho iniziato, un paio di sere fa, con il party della vodka Absolute a Villa Medici. E mentre mi godevo la frutta e i sorbetti multicolore del buffet, mi è tornata in mente la vera, unica e inimitabile collezione di opere d’arte dedicate alla famosa vodka. Sembra preistoria ma era solo il 1998. Ladies and gentlemen: Absolute Net.art. E nessuno gliel’aveva commissionate…

Art System-ati

blankIeri sera solito giro di inaugurazioni, ormai sempre più rituale, in particolare nel weekend. E più ci avviciniamo alla bella stagione (a Roma oggi è praticamente estate), più i vernissage si affollano, specie se le gallerie in questione sono nei vicoli di trastevere. Cominciamo dalla fighettissima galleria di Lorcan O’Neill, ex assistente del glorioso Antony D’Offay, che continua a proporre vetrine per facoltosi collezionisti. Dopo la tremebonda mostra di Richard Long (schizzi di fango del Tevere su tavole di legno) insiste nella tattica di proporre grandi nomi e poi esporre lavoretti da salotto. E anche la speranza di vedere qualche bel Jeff Wall va a farsi benedire. Però c’era un discreto vippaio: ho avvistato Margherita Boniver in versione museo delle cere e Valentina Cervi.

Tira su il morale la bella performance di Marcello Maloberti due vicoli più in là alla galleria SALES. Di performance se ne vedono poche in questi anni e quelle che si vedono sono in genere deprimenti (o in puro stile body o fluxus anni 70 oppure pretestuosamente alla ricerca di interattività con il pubblico). Maloberti ha messo in piedi un tableu vivant forte e coinvolgente. Bello anche il testo di Cerizza sul catalogo, una specie di raccontino sui suoi ricordi di bambino frequentatore di piscine comunali.

Lo spazio era affollatissimo e il gallerista sembrava però più scocciato che contento…è noto infatti che la Sales non manda inviti. Ma chi l’ha chiamati tutti questi, si sarà chiesto…E noi invece ci chiedevamo perchè non fa le mostre a casa sua, di nascosto, magari con entrata su parola d’ordine…