Era una notte buia e tempestosa…

Roma, ore 6 del mattino. Anch’io rientro dalla mia buia e tempestosa Notte Bianca. Conclusasi in un pub a San Lorenzo che sembra uscito da un film cecoslovacco. L’atmosfera nella mia zona è davvero inquietante. Piove, fa freddo, e io non ho ancora digerito il kebab delle 3.

Arrivo sotto il portone (ma sarà quello giusto?). Con un po’ di fatica infilo la chiave e entro. Grazie all’accendino (un raro privilegio di noi fumatori) raggiungo le scale. E’ talmente buio che comincio a dubitare dell’esistenza stessa del mio palazzo. Alla seconda rampa il mio accendino fa un rumore sinistro, mi graffia il pollice e lancia la pietrina contro la porta della signora del primo piano. Ma porc…

Impiego un tempo indefinito per: raggiungere il terzo piano, indetificare la porta di casa, aprirla e inciampare sul mio stesso zerbino. La casa dove abito è nuova e io NON SO dove siano le candele o la torcia. Mi salva il pc portatile, con il suo modesto 43% di batteria illumina la stanza permettendomi di trovare una candela. Già che ci sono faccio un giro in rete per vedere se ci sono notizie del black-out. I siti di informazione sono tutti giù oppure non contengono aggiornamenti. Dopo un po’ di girovagare trovo qualcosa sulla Reuters e su Televideo.rai.it. Spengo la luce…ops..soffio sulla candela e mi infilo nel letto.

Un animalista…a modo suo…

Un amante degli animali un po’ atipico, Damien Hirst. Famoso per le sue provocatorie opere con squali, mucche e pecore sezionate e immerse in soluzioni varie, l’artista inglese riconferma una singolare passione per gli animali…morti.

E’ di ieri la notizia (fonte il Telegraph) del suo tentativo di acquistare l’intero patrimonio del Mr Potter’s Museum of Curiosities, una bizzarra collezioni di animali impagliati di epoca vittoriana, alcuni disposti a formare curiosi tableaux (vedi foto), per evitare che fosse smembrata da un’asta iniziata ieri. Nonostante la cospicua offerta (1 milione di sterline), il tentativo è fallito e Hirst è rimasto molto deluso. Aveva infatti espresso la volontà di riaprire il museo, aggiungendo alla collezione le sue stesse opere.

Faccio cose, vedo gente, organizzo eventi

Sentita stasera durante una cena: “Lui prima lavorava in un’azienda figa, ora si è messo in proprio e organizza i suoi eventi

Una collezione di chicche del genere è anche qui. Gentilmente offerta da Il Deboscio – La Milano che parviene.

Ma la perla assoluta è QUI. Leggere per credere….

La meravigliosa vita dei laureati in lettere

Luciano mi ha comunicato l’esistenza di questo libro. E Giulio ne fornisce un gustoso estratto:

Rino si rendeva conto di far pena. Un laureato in lettere disoccupato è una vista che spezza il cuore ai sassi. Un laureato in lettere disoccupato è uno che ha preso l’autostrada della vita, ha seguito per sbaglio dei cartelli di lavori in corso e adesso non sa più come rimettersi in corsia. Niente al mondo è più inutile di un laureato in lettere disoccupato. Un asteroide caduto fuori dalla sua galassia ha più motivo di esistere di un laureato in lettere disoccupato. Un neutrino che vive per un miliardesimo di secondo porta più contributi all’universo di un laureato in lettere disoccupato. Una mutazione genetica sterile è più soddisfatta del suo ruolo nell’evoluzione della specie di quanto non lo sia un laureato in lettere disoccupato. Per questo a Rino non dispiaceva l’idea di vivere per una settimana nel palazzo di Renato […] dove tutti i laureati in lettere avevano un lavoro. Era come traghettare l’Acheronte al contrario ed essere riammesso tra i vivi…

Alessandro Carrera, La meravigliosa vita dei laureati in lettere, Sellerio 2002

Antipasto all’Antipasto

Weekend all’insegna dell’arte contemporanea con l’ormai rituale Arte all’Arte, manifestazione che, negli intenti, dovrebbe fondere arte, paesaggio, architettura, enogastronomia e chi più ne ha più ne metta. Ne ho vista solo metà quest’anno e mi sono pure annoiata. Qua le cose sono due: o il panorama artistico contemporaneo (almeno in Italia) si sta ammosciando paurosamente, oppure io mi sto scoglionando. Ai posteri l’ardua sentenza.

In compenso però sabato sera sono stata alla Sagra dell’antipasto (sic!) alle porte di Siena, e poi a S.Gusmè, dove ogni anno festeggiano un personaggio chiamato Luca Cava…capito o’ ggioco di parole? (vedi foto). Incredibile ma vero…

Si accettano proposte

Attenzione: sto per fare un uso iper-personale e molto scorretto di questo spazio.

Mettete il caso che: io scrivo per una testata giornalistica per oltre un anno; non mi pagano (nonostante le ripetute promesse); la redazione mi tratta pure male; io decido a malincuore di abbandonare il progetto. Poi vedo il giornale in edicola, lo sfoglio e scopro che nella mia ex-rubrica c’è un articolo di una tizia che è un plagio/maldestra scopiazzatura di un mio articolo di oltre tre anni fa (pure bruttarello devo dire…).

Ecco, io adesso vorrei da tutte le persone che leggeranno questo post suggerimenti su possibili meccanismi di: ritorsione, rappresaglia, venedetta, sabotaggio et similia.

Sono tutta orecchi.

Blog.art?

Riporto un articolo che ho scritto su Random perchè penso che possa interessare i bloggaroli.

Il fenomeno dei blog non sembra destinato ad arrestarsi. E accanto ai più consueti siti testuali, tra i quali spiccano anche esperimenti letterari, sono da tempo comparsi anche molti esemplari di photo-blog e drawing blog, dove i post sono composti di sole immagini. Ma l’uso creativo della piattaforma di pubblicazione più diffusa della Rete è andato oltre. E dopo la net.art si ipotizza la blog.art. Secondo Christina Ray, fondatrice del sito Blog.art, (naturalmente un blog anch’esso) quest’ultima sarebbe “un’opera d’arte che utilizza il sistema di personal publishing dei blog come mezzo di espressione. Non dei blog sull’arte, ma il blog come arte”.

I progetti presenti finora sono solo cinque (tra cui un blog muto, uno basato sugli acronimi, e uno che sperimenta con Moveble Type) ma il sito è aperto a tutti coloro che vogliano segnalare la propria opera.

glowlab.blogs.com/blogart

Tormentone della settimana #3

Stavolta per fortuna mi gira in testa un bel pezzo. Si tratta di Seven Nation Army, degli White Stripes . Il bellissimo video che accompagna la canzone ha vinto agli ultimi mtv videomusic awards solo un misero “best editing”. La canzone è bella tesa e monotona -praticamente solo un riff- cioè la mia canzone ideale. Niente schema strofa-ritornello-strofa-bridge etc…

dal testo

I’m gonna fight ’em off

A seven nation army couldn’t hold me back

They’re gonna rip it off

Taking their time right behind my back

And I’m talking to myself at night

Because I can’t forget

Back and forth through my mind

Behind a cigarette

And the message coming from my eyes

Says leave it alone

notizie e curiosità

I due componenti del gruppo hanno accettato di partecipare a South Park in versione cartoni animati. Purtroppo pare che l’episodio non si vedrà in Italia.

Learning to Love PowerPoint

Un articolo che ho letto tempo fa su Wired definiva Power Point il male assoluto. Un po’ esagerato, ma con qualche verità, tutto sommato. Oggi scopro che David Byrne sta per pubblicare un libro e un dvd in cui raccoglie opere fatte con il coattissimo programma Microsoft. In questo articolo spiega anche come ha imparato ad “amare Power Point”. E mi sembra che i risultati siano molto interessanti. Un’altra conferma che il medium non è il messaggio? Oppure che il messaggio trasforma il medium? Oppure è solo ora che me ne vada a letto?

Ogni tanto riemerge

La Spiral Jetty è di proprietà del Diacenter for Arts di New York, ma se ne sta sul fondo del Grande Lago Salato dello Utah. E’ fatta di roccia nera, cristalli di sale e terra. E’ lunga 450 m e larga 4,50 m. E’ lì dal 1970. Quando Robert Smithson ce la piazzò. Da allora, ogni tanto riemerge. Quando l’acqua del lago è più bassa, in genere tra ottobre e novembre. Non so se ci andrò mai, ma la mappa per raggiungerla me la sono salvata…

Forbici, forbicine, forbicette

Sta passando “l’arrotino, l’ombrellaio”. Quello che ripara ombrelli, arrota “forbici, forbicine, forbici da giardino, coltelli da prosciutto”. Ma la parte che amo di più è: “DONNE! La vostra cucina a gasse fa fumo? Noi togliamo il fumo dalla vostra cucina a gasse”.

Devo decidermi a scendere per farmi arrotare le forbicine una volta nella vita. Anche per vederlo ‘sto ombrellaio. Però non faccio in tempo a sentirlo che già si è dileguato. Che sia un fantasma?

Intanto, per chi non lo avesse mai sentito, eccolo qua. In versione swf o mp3! Donne!

Facciamo un po’ come cazzo ci pare

Libertà, si sa, è una parola consunta e abusata. Tra i molti usi impropri l’ultimo trend sembra quello di appellarsi alla “libertà” per nascondere la mancanza di un’idea coerente, di un progetto, di un giudizio di valore, di un punto di vista.

Sono andata a vedere la mostra allestita al Palazzo delle Papesse di Siena. Nonostante il titolo e nonostante l’invito (una scheda elettorale gialla con lo stemma della banana di Warhol e la scritta “il 20 giugno vota il Palazzo delle Libertà”). La “mostra” non ha nè capo nè coda, gli artisti sono quasi tutti sbucati dal nulla (cosa hanno fatto? cosa legittima la loro presenza in un MUSEO PUBBLICO?), le opere brutte e mal allestite. Più un paio di chicche: due insulse installazioni di Aldo Nove e Giovanni Lindo Ferretti (spacciate per gran figate, nel segno della contaminazione e della multidisciplinarietà). E questa la dichiarazione di intenti:

“L’intento è quello di offrire un punto di vista multicentrico. Non vi sono restrizioni all’interno del Palazzo delle Libertà: né concettuali né espressive. […] Un anelito alla libertà dell’artista.”

Se ci fosse un pubblico più sveglio e coraggioso, ma soprattutto una critica più sincera e meno anestetizzata, queste persone sarebbero costrette a sentire la responsabilità di quello che fanno. L’arte non è tutta bella, tutta buona, tutta interessante, come sembrerebbe leggendo le riviste specializzate. Mai una stroncatura, raramente un giudizio, quasi sempre si sceglie la comoda via dell’astensione. (l’unica mostra che ci si sente autorizzati a stroncare è, non so perchè, la Biennale di Venezia)

Attenzione a non confondere “…l’arbitrarietà con la libertà, l’autoindulgenza con l’espressione”. (Hal Foster)

Aggiusta il suo computer Bill!

Secondo il Corriere della Sera il nuovo virus Lovsan-Blaster ha queste frasi scritte nel codice: “Voglio proprio dire I love San” e “Perché hai permesso tutto cio’? Smettila di fare soldi e ripara il suo computer”.

Versione in lingua originale: “I just want to say LOVE YOU SAN!! billy gates why do you make this possible? Stop making money and fix your software!!”

Ma chi gliele fa le traduzioni, Babelfish?

Fraintendimenti

Guardavo un documentario sull’Est europeo su Rai Uno stamattina e c’era una parte su Andy Warhol. Intervistavano un suo cugino cecoslovacco. Il signor Varhola raccontava: “Mia zia ci scrisse che in America Andy faceva il pittore, ma noi abbiamo sempre pensato che fosse imbianchino”.

Do’stava (e che faceva)?

Sono di nuovo nell’afosa Roma. Al momento bunkerata in casa con l’aria condizionata a tutta birra. Nelle scorse settimane sono stata in Friuli, in Slovenia e in Croazia. Ho visto molte città straordiarie e spiaggette paradisiache: ho dormito più di quanto un essere umano possa realisticamente riuscire a fare, mangiato a quattro ganasce e letto finalmente qualche romanzo. Di arte non ne ho vista granchè ma qualche cosetta nei prossimi giorni ve la racconto. Qualche computer collegato l’ho effettivamente trovato, ma, lo confesso, la nullafacenza si era completamente impossessata di me. E’ uscito il mio primo articolo su Gulliver, nel numero di agosto. Argomento: progetti d’arte wireless. Ho invece smesso, dopo un anno e mezzo, di scrivere su Next Exit per problemi di incompatibilità con la redazione.

Ah, dimenticavo il lieto evento: tra 3 giorni, il 10 agosto, RANDOM compie due anni. La sua mamma è molto orgogliosa :-)