Sul Ny Times una fantastica galleria di doppi ritratti. Una foto al corpo e una all’avatar…
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Cattelan über alles
Life through a ball
Il mondo (e la laguna) visti attraverso gli occhi di Hyungkoo Lee. Straordinario protagonista del padiglione coreano di quest’anno a Venezia (dove ci sono i suoi famosi scheletri dei cartoon – qualche foto nel set di flickr)…
Back from Venice
Tornata dal girone infernale biennalesco. Piedi gonfi, testa piena di immagini, tartine e pezzi di pizza ancora da digerire. In generale, una biennale molto cupa, piena di armi, teschi, morti, feriti e guerre. Un gigantesco memento mori. Al via una sfilza di post sulle cose che mi sono piaciute. Parto con il numero uno: Dread, il video di Joshua Mosley (mostra di Storr ai Giardini)…
“During a nature walk, Pascal meets J.J. Rousseau in the forest. In their encounter they are not able to resolve their perspectives on the nature of things. They continue into darker territories where they meet a difficult reality that sets them apart…”
L’uomo nero
p.s. sono in partenza per la Biennale. foto e resoconto al ritorno. e forse qualche post dalla laguna…
Pechino Cosplayers
Dentro al computer
Non so voi, ma a volte mentre lavoro al computer mi viene un insano desiderio di incorporeità. Vorrei, come dire, sospendere il mio rapporto con la fisicità per poter lavorare senza la distrazione del mal di schiena, dei formicolii e delle varie scomodità da postura sbagliata. Nathaniel Katz riflette sulla questione e propone un’alternativa. E se ci infilassimo, anche fisicamente, dentro al computer?
p.s. la causa della mia assenza è un ennesimo trasloco. ma se tutto va bene la casa stavolta dovrebbe essere quella definitiva…
[via vvork]
Deambulatorios de una jornada
La scorsa settimana sono stata a Fuerteventura per seguire l’inaugurazione del progetto
Deambulatorios de una jornada, en el principio y el proyecto Tindaya, prodotto dal
Centro de Arte Juan Ismael e curato dal mitico Nilo Casares. Oltre alla mostra presso il centro, che documenta alcuni lavori storici di Land Art e il progetto di Eduardo Chillida per la montagna Tindaya, Deambulatorios comprende un gruppo di spettacolari installazioni sparse per tutta l’isola, visibili, appunto, in una giornata di viaggio.
Qui c’è il set di foto che ho fatto. Prestissimo una recensione su Exibart.
Welcome to the jungle
La natura secondo Moki. Munitevi di caschetto da esploratore e gettatevi nella selva…
[via fecal face]
Ricordini
Michael Hughes firma un progetto fotografico su quell’oggetto inutile, bizzarro, ridicolo e irresistibile chiamato souvenir…
[via blogyourmind]
No more Barbie
Punti di vista
The Monster in My Closet
Non si sa granchè di CW Wells (aka Snailbooty). Ma il suo lavoro, documentato in uno foltissimo set su Flickr, è straordinariamente ricco. Figurine, diorami, teatrini e dipinti. Inquietanti ma anche sfacciatamente pop. Da spulciare da cima a fondo…
[via fecal face]
Benjamin Baumgarten
Perplessi
Anche le certezze più radicate e solide a volte vacillano…
The Dark Side of the Mall
Si ricomincia. La partenza sarà probabilmente al ralenti, come in ogni dopo-vacanza che si rispetti. Giusto per rientrare nel mood, dirotto la vostra attenzione su un collettivo di artiste australiane. Si chiamano The Kingpins (il “the” è d’obbligo di questi tempi, non solo tra le band musicali) e fanno foto, video, performance e installazioni. Le loro immagini sono il risultato di un bizzarro quanto riconoscibile mix di influenze. Ci sono la cultura pop e il kitsch più sfacciato, l’immaginario gay e transgender, gli stereotipi del rock e le follie della società consumistica. Ci sono i videoclip e le soap, ci sono Cindy Sherman e Matthew Barney, ma anche Spike Jonze e Weird Al Yankovic. Non so spiegarvi come, ma il pastiche sembra reggere. Un’ultima annotazione: fate caso ai titoli delle foto (The Dark Side of the Mall, Welcome to the Jingle, Hieronymus Posh)…
Livin’ in Tupperware
Visto e considerato che stasera non si respira, a Roma ci sentiamo tutti un po’ così. Le fotografie sono di Fabrice Fouillet…
[via bldgblog]
Back from Basel
Di ritorno da Art Basel. Tra le moltissime cose viste (tutte le foto su Flickr) mi sono rimaste impresse le immagini di Anthony Goicolea. Sul suo sito c’è un portfolio di scatti potentissimi. L’adolescenza, le sue crudeltà e le sue aperture caleidoscopiche. In una serie di autoritratti multipli…
Complicated beauty
Al Fotomuseum di Winterthur (Zurigo), è in corso una retrospettiva dedicata a Gregory Crewdson. Sempre magico, inquietante, lucidissimo. Le sue immagini sono still da film mai girati…
“The thing that is important to me is that I want a sense of complicated beauty: not a beauty that is purely seductive or elegant. My pictures reside in the collision between my irrational need to make a perfect world, and the impossibility of doing so. I want them to be psychologically fraught with certain anxieties or fears or desires.”
L’inconscio ottico
La realtà spesso esplode negli scatti di Martin Klimas. E la fotografia, ancora una volta, ci mostra ciò che ad occhio nudo non riusciamo a cogliere. Walter Benjamin lo chiamava inconscio ottico:
“La natura che parla alla macchina fotografica è una natura diversa da quella che parla all’occhio; diversa specialmente per questo, che al posto di uno spazio elaborato consapevolmente dall’uomo, c’è uno spazio elaborato inconsciamente. Se è del tutto usuale che un uomo si renda conto, per esempio, dell’andatura della gente, sia pure all’ingrosso, egli di certo non sa nulla del loro contegno nel frammento di secondo in cui si allunga il passo. La fotografia, coi suoi mezzi ausiliari: con il rallentatore, con gli ingrandimenti glielo mostra. Soltanto attraverso la fotografia egli scopre questo inconscio ottico, come, attraverso la psicanalisi, l’inconscio istintivo.”
(W. Benjamin, Piccola storia della fotografia, 1931)
[via roba]