L’uomo nero

Storie di ordinaria quotidianità dell’uomo qualunque. In situazioni standard, in un posto qualsiasi, in un giorno non meglio precisato. Il portfolio (personal work) di Jean-Yves Lemoigne

p.s. sono in partenza per la Biennale. foto e resoconto al ritorno. e forse qualche post dalla laguna…

Dentro al computer

Non so voi, ma a volte mentre lavoro al computer mi viene un insano desiderio di incorporeità. Vorrei, come dire, sospendere il mio rapporto con la fisicità per poter lavorare senza la distrazione del mal di schiena, dei formicolii e delle varie scomodità da postura sbagliata. Nathaniel Katz riflette sulla questione e propone un’alternativa. E se ci infilassimo, anche fisicamente, dentro al computer?

p.s. la causa della mia assenza è un ennesimo trasloco. ma se tutto va bene la casa stavolta dovrebbe essere quella definitiva…

[via vvork]

Deambulatorios de una jornada

La scorsa settimana sono stata a Fuerteventura per seguire l’inaugurazione del progetto
Deambulatorios de una jornada, en el principio y el proyecto Tindaya, prodotto dal
Centro de Arte Juan Ismael e curato dal mitico Nilo Casares. Oltre alla mostra presso il centro, che documenta alcuni lavori storici di Land Art e il progetto di Eduardo Chillida per la montagna Tindaya, Deambulatorios comprende un gruppo di spettacolari installazioni sparse per tutta l’isola, visibili, appunto, in una giornata di viaggio.

Qui c’è il set di foto che ho fatto. Prestissimo una recensione su Exibart.

The Dark Side of the Mall

Si ricomincia. La partenza sarà probabilmente al ralenti, come in ogni dopo-vacanza che si rispetti. Giusto per rientrare nel mood, dirotto la vostra attenzione su un collettivo di artiste australiane. Si chiamano The Kingpins (il “the” è d’obbligo di questi tempi, non solo tra le band musicali) e fanno foto, video, performance e installazioni. Le loro immagini sono il risultato di un bizzarro quanto riconoscibile mix di influenze. Ci sono la cultura pop e il kitsch più sfacciato, l’immaginario gay e transgender, gli stereotipi del rock e le follie della società consumistica. Ci sono i videoclip e le soap, ci sono Cindy Sherman e Matthew Barney, ma anche Spike Jonze e Weird Al Yankovic. Non so spiegarvi come, ma il pastiche sembra reggere. Un’ultima annotazione: fate caso ai titoli delle foto (The Dark Side of the Mall, Welcome to the Jingle, Hieronymus Posh)…

Complicated beauty

Al Fotomuseum di Winterthur (Zurigo), è in corso una retrospettiva dedicata a Gregory Crewdson. Sempre magico, inquietante, lucidissimo. Le sue immagini sono still da film mai girati…

“The thing that is important to me is that I want a sense of complicated beauty: not a beauty that is purely seductive or elegant. My pictures reside in the collision between my irrational need to make a perfect world, and the impossibility of doing so. I want them to be psychologically fraught with certain anxieties or fears or desires.”

L’inconscio ottico

La realtà spesso esplode negli scatti di Martin Klimas. E la fotografia, ancora una volta, ci mostra ciò che ad occhio nudo non riusciamo a cogliere. Walter Benjamin lo chiamava inconscio ottico:

“La natura che parla alla macchina fotografica è una natura diversa da quella che parla all’occhio; diversa specialmente per questo, che al posto di uno spazio elaborato consapevolmente dall’uomo, c’è uno spazio elaborato inconsciamente. Se è del tutto usuale che un uomo si renda conto, per esempio, dell’andatura della gente, sia pure all’ingrosso, egli di certo non sa nulla del loro contegno nel frammento di secondo in cui si allunga il passo. La fotografia, coi suoi mezzi ausiliari: con il rallentatore, con gli ingrandimenti glielo mostra. Soltanto attraverso la fotografia egli scopre questo inconscio ottico, come, attraverso la psicanalisi, l’inconscio istintivo.”

(W. Benjamin, Piccola storia della fotografia, 1931)

[via roba]

Autoritratto dell’artista da teschio

Si chiama Proposition for a Poshumouse Portrait, ed è opera dell’inglese Douglas Gordon. Un oggetto che, oltre a sfoggiare una levigata eleganza, scatena una tempesta di richiami e suggestioni. I memento mori medievali e rinascimentali, le stanze degli specchi (dove è difficile distinguere la realtà dal suo riflesso), Shakespeare. E poi, naturalmente, il mitico ritratto di Marcel Duchamp firmato Man Ray (1921), dove l’artista francese è di spalle e sfoggia una tonsura a stella cometa che farebbe invidia a Johnny Rotten. E mettiamoci anche l’autoritratto di Robert Mapplethorpe munito di bastone. Con teschio regolamentare.
L’opera di Gordon è in mostra alla Tate Triennial, a Londra fino al 14 maggio.

An Image Bank for Everyday Revolutionary Life

David Alfaro Siqueiros (1896-1974), grandissimo artista messicano noto soprattutto per i suoi murales, collezionò, durante tutta la sua vita, una grande quantità di immagini fotografiche. L’archivio, consultabile online, contiene materiale che va dagli anni Trenta agli anni Settanta, in tutto sono circa 11.000 foto.
L’intento di Siqueiros era di lasciare in eredità un corpus di immagini che potesse ispirare anche gli artisti dopo di lui. Oggi una mostra presso RedCat, a Los Angeles, vede un gruppo di artisti alle prese con il lascito del grande messicano…

(nella foto: manifestazione per la liberazione di Siqueiros, allora in carcere, condannato ad otto anni per crimini politici. New York, 1962)

[via art.blogging.la]

Camaleonti

Sarebbe bello poter, di tanto in tanto, diventare invisibili. Confondendosi totalmente con l’ambiente circostante. Per proteggersi dalle piccole e grandi aggressioni quotidiane, o magari solo per starsene un po’ in pace. Le fotografie di Désirée Palmen raccontano con ironia questa aspirazione. Naturalmente, riflessioni esistenziali a parte, il bersaglio polemico è la videosorveglianza.

[via neatorama]

Disastri e altre storie

Lori Nix è una fotografa statunitense. I suoi scatti si ispirano ai disaster movies degli anni Settanta, ma anche alla sua infanzia in Kansas, lo stato americano che più di tutti sembra attrarre i cataclismi naturali. Nelle fotografie della Nix, scattate sopo aver ricostruito modelli in miniatura, ci sono tornadi, alluvioni, carestie, invasioni di insetti. In un’atmosfera sempre tesa tra realtà e illusione.

[via artkrush]

Io e gli U2


Anton Corbijn racconta, da più di trent’anni, una cultura di confine, che si muove tra musica ed immagine. I suoi soggetti più popolari sono le icone dello star system, che ritrae utilizzando un linguaggio scarno e minimale. Parallelamente all’attività di fotografo, verso la metà degli anni Ottanta, Corbijn comincia a dirigere video musicali; tra gli artisti con cui ha collaborato troviamo David Sylvian, Joni Mitchell, Nick Cave, Red Hot Chili Peppers, Mercury Rev, Depeche Mode, U2. Nel 1993 vince l’MTV Music Award per il miglior video dell’anno con Heart Shaped Box dei Nirvana.

Giovedi 24 novembre inaugura a Roma presso la galleria Lipanjepuntin la mostra U2&i, in cui il fotografo olandese espone il lavoro di ventitrè anni di collaborazioni con gli U2.
Di Corbijn così ha scritto Paul Hewson, in arte Bono: “Quando ho incontrato Anton per la prima volta, gli ho avanzato subito alcune richieste… fammi sembrare alto, magro, intelligente e con un grande senso dell’umorismo… Dunque vorresti essere come me, fu la sua risposta. Così è Anton Corbijn: un nuovo maestro olandese, un uomo divertente, un serio fotografo, un silenzioso film-maker capace di ballare. E allora, qual’è il suo problema? Anton, alla fine, avrebbe sempre voluto essere un batterista”.

(nella foto: U2 – Fathers and Sons, Dublin 1999)

Pare normale…


Non una ma addirittura due mostre americane parlano del rapporto tra tecnologia e occulto. Tra visibile e invisibile, tra normale e paranormale. The Perfect Medium: Photography and the Occult al Metropolitan Museum e Blur of the Otherworldly: Contemporary Art, Technology and the Paranormal al Center for Art and Visual Culture (UMBC). Dalle fotografie ottocentesche alle visioni contemporanee. Una buona occasione per mettere in discussione, ancora una volta, la presunta affidabilità della ripresa meccanica e le pretese di realismo di ogni mezzo.

[via newsgrist]